venerdì 25 giugno 2010

CA' DE' FABBRI IN PRIMO PIANO: FOGNA A CIELO APERTO, ALBERI MORTI E ZANZARE

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In relazione agli ultimi sviluppi inerenti alla cosiddetta ‘fogna a cielo aperto’ di Cà de Fabbri, condividiamo il pensiero del cittadino C.B. che ha creato il "famoso" volantino a seguito della nostra battaglia consiliare:
"vorrei puntualizare alcuni aspetti della situazione: dopo la presentazione delle fotografie e dei filmati in cui appaiono con palese evidenza acque schiumose e liquami nerastri, il Sindaco attraverso Facebook ha negato l’esistenza stessa di tale degradazione ambientale, affermando anzi che si trattava di foto ritoccate, mentre poi dopo alcuni giorni in sede di Consiglio Comunale ha risposto ad una Question Time sull’argomento dichiarando di esserne a conoscenza da parecchi anni.
Riguardo alla foto del topo, è necessario considerare l’ovvietà del fatto che i ratti non stiano lì fermi a farsi fotografare, specialmente se allarmati dalla presenza umana, e che quindi non potendo fare appostamenti di ore per immortalarli, si sia scelto di rappresentarli con una immagine di repertorio facilmente individuabile su Internet.
Questo semplice ragionamento può essere capito da chiunque, anche dai meno dotati intellettivamente, ma sembra che il Sindaco e la sua Giunta al completo, con l’aiuto del giornalaio Matteo Radogna, stiano invece strumentalizzando questo particolare, esibendolo come anomalia e come falsità.
Incredibile !!
Il Primo Cittadino, evidentemente, non si è degnato di colloquiare con quell’agricoltore sul cui terreno passa la ‘fogna a cielo aperto’.
Ebbene, il contadino insieme alla sua consorte, potrebbero testimoniargli sia dei topi che delle nutrie, nonché dell’odore nauseabondo in cui è costretto a lavorare.
Quando il Sindaco ha tenuto la seduta farsa di Consiglio straordinario, sul posto, lo ha fatto dopo che una pioggia battente aveva imperversato per due giorni e due notti, e in condizioni di temperatura più bassa di quella media stagionale.
Inoltre bisogna sottolineare che , come se non fosse bastato, per pura coincidenza, la chiusa che alimenta il fosso era stata lasciata aperta da due giorni !
Va da sé che i liquami siano stati diluiti, e che l’odore si sia affievolito, pur rimanendo più che nauseabondo, nonostante tutto.
Lo stesso odore percepito dai presenti è quello che costrinse l’Amministrazione precedente (quella in cui Minganti era Assessore all’Urbanistica) a TOMBARE il tratto prospiciente le villette dell’insediamento abitativo interessato dal passaggio del canale-fogna a cielo aperto.
Ora io mi chiedo : se il percorso iniziale è stato chiuso a causa della PUZZA, il restante tratto all’aperto non dovrebbe puzzare ?
Tombandone una parte, non si è certo risolto il problema.
Mi sembra talmente ovvio che se qualcuno lo negasse mi farebbe dubitare della sua salute mentale !
Per quanto riguarda le nostre affermazioni riguardanti la situazione sanitaria ed il pericolo di malattie, sono riferibili all’ovvia ipotesi di una serie di fattori concomitanti presenti in un tale contesto.
Se il giornalista Matteo Radogna e il Sindaco Minganti, che hanno ‘ricamato’ su questa affermazione, allo scopo di far credere che ci si trovi in una situazione di procurato allarme, leggessero bene il post pubblicato, vedrebbero che si parla di una cosa ovvia :
dove ci sono le pantegane, c’è il rischio di malattie !
E’ infatti incontrovertibile il fatto che determinate situazioni socio sanitarie o ambientali possano veicolare patologie ascrivibili a quanto pubblicato sull’articolo.
Segnalare questa possibilità è doveroso nei confronti dei cittadini, mentre ignorare di prendere in esame la situazione contestuale è come minimo eticamente discutibile, soprattutto per chi svolge il ruolo di Amministratore Pubblico.
Forse il Mingranti manderebbe i suoi due figli a giocare fra liquami e “pungaze” ?
Allora mi chiedo : perché il Sindaco Minganti dall’alto del suo pulpito di Facebook ha negato tale palese situazione, cercando di ridicolizzare la nostra segnalazione ?
C’è forse qualche recondito motivo legato ad irregolarità commesse dai costruttori nel periodo in cui lui era Assessore all’Urbanistica, e mai sanate ?
Oppure è semplice disinteresse ?
Come mai il Sindaco agita convulsamente lo spauracchio del ‘procurato allarme’ , ma si rifiuta di divulgare la relazione dell’ispezione delle guardie ecologiche ?
Come mai le dichiarazioni di certa stampa, e in particolare degli articoli di Matteo Radogna, sembrano essere l’emanazione appassionata di una sua linea di difesa ?
Su ‘Il Resto del Carlino’ del 19/06/2010 infatti è emersa per l’ennesima volta una cronaca dei fatti che si sviluppa attraverso una interpretazione unilaterale, non oggettiva, e palesemente lesiva della Lista Civica, in quanto fuorviante, e incompleta.
Attribuire alla Lista un ‘procurato allarme’ sembra essere infatti lo scopo che trapela da questo insieme di cose, a partire dal dire che - cito testualmente - “il fosso potrebbe scatenare epidemie”.
E’ innegabile che certe patologie potrebbero essere scatenate da un insieme di situazioni contestuali, così come può accadere in qualsiasi fogna, sia chiusa che a cielo aperto, non è forse vero ?
Quale migliore coltura batterica, se non l’habitat delle fogne, può causare malattie ?
Le ipotesi ventilate nell’articolo, in cui si afferma che un animale può intervenire nella trasmissione di eventuali patologie, non sono fantascientifiche, ma questo non sottintende l’intento di allarmare la popolazione, checchè ne dica il Sindaco, ma solamente quello di informarla delle potenziali possibilità riscontrate in una situazione di degrado ambientale innegabile.
Io mi allarmo se il Sindaco e l’amico Radogna negano l’esistenza di una fogna a cielo aperto che è sotto gli occhi di tutti !!!

Aggiungo, in tema di malattie, che il Primo Cittadino ha emanato un’ordinanza in cui demanda alla Polizia Municipale il compito di vigilare e accertare sul ristagno di acqua, anche nei sottovasi dei giardini, pena il pagamento per i trasgressori di sanzioni che arrivano fino a 1500, 00 euro.
Vale a dire che se piove, e un sottovaso si riempie di acqua, il cittadino che ne è proprietario deve immediatamente provvedere al suo svuotamento… questa è la linea di difesa del Minganti contro la “febbre del Nilo”…
E se nel frattempo è fuori casa, rischia la sanzione ?
E che dire del canale oggetto del Consiglio Comunale straordinario ?
Corre parallelo all’insediamento boschivo di proprietà comunale…chi lo bonifica ?
Forse la Polizia Municipale sanzionerà il Comune stesso ?
Vedremo… "
C.B.

FERMO RESTANDO CHE TUTTI ASPETTIAMO CON ANSIA GLI ESITI DEI RILIEVI (SPERANDO CHE VENGANO FATTI NEL PUNTO GIUSTO) PROPRIO PERCHE' IL NOSTRO SCOPO E' QUELLO DI FUGARE OGNI DUBBIO RIGUARDO LA POSSIBILE PERICOLOSITA' DEL FOSSO-CANALE DI CA' DE' FABBRI, riguardo il pensiero del cittadino C.B. sulla ZANZARA TIGRE sottolineiamo che il sindaco si è mosso con questa ordinanza perchè spronato da un appassionato intervento della Lista Civica Cittadini di Minerbio per Minerbio dello scorso autunno, in cui veniva palesato il totale immobilismo della giunta-mingranti nella lotta alla FEBBRE DEL NILO come venilato dai media regionali.

Ma a parte questo, si rileva da tutto ciò l’estremizzazione di un problema, politicizzato all’inverosimile dalla sinistra, che Minganti non ha minimamente tentato di risolvere, magari con assemblee pubbliche, chiedendo ai cittadini di esprimersi, o accettando le segnalazioni dell’opposizione.

Il canale è così e così deve restare !!

Parola di burocrate .

Addirittura i seguaci del Sindaco in occasione del Consiglio in loco hanno interpretato, come in un film del Guareschi, un ruolo che sembrava quello già visto di Peppone e Don Camillo, asserendo che gli odori della campagna erano migliori di quelli della città, e che l’acqua era sempre stata nera fin da quando loro erano giovani e facevano il bagno nei maceri.
Addirittura, in tale occasione, la tesi ricorrenteper i comunisti era quella che il segnalare un problema non era positivo per il paese, poiché poteva svalutare il prezzo di vendita delle abitazioni.
Avete capito bene !!
Bisogna ignorare il problema, anche se grave, perché le case potrebbero deprezzarsi !!

Comunque a breve ci sarà l’intervento dei Carabinieri per mezzo del N.O.E e dei N.A.S. che provvederanno a far luce sulla vicenda.

E ciò non si deve certamente al Signor Minganti che continua a negare il problema, circondato da una claque con le fette di salame sugli occhi e due tappi di sughero nel naso.

A prescindere da ciò, permangono le gravi responsabilità di un’Amministrazione che invece di fare proprie le segnalazioni o le proteste dei cittadini, non solo le ignora, ma usa metodi di terrorismo ideologico per contrastarli.

CAPITOLO "ALBERI MORTI NELLA FASCIA BOSCHIVA DI CA' DE' FABBRI":
riassumiamo le dichiarazioni fatte dal Sindaco a proposito degli alberi morti (72, ma lui dice che sono 45) nella zona boschiva a lato proprio della fogna a cielo aperto.

Il Mingranti asserisce che un tale numero di alberi morti rientra nella casistica, in un nuovo insediamento boschivo, e che quindi è normale che siano morti.
Inoltre il Primo Cittadino sventolava un contratto stipulato con i vivaisti in cui leggeva che questi ultimi avrebbero garantito l’attecchimento degli alberi entro il periodo in cui loro stessi lo avevano in consegna e per il quale era necessario uno sforzo di concimazione e di irrigazione.

Quindi il Minganti, scaduto questo termine, ha pensato bene di interrompere la manutenzione, ed il risultato
è sotto gli occhi di tutti.

Immaginate di dover ottemperare ad un contratto in cui dovete dare da mangiare ad un bambino per due anni, accudirlo e curarlo per renderlo in grado di proseguire il percorso da solo.
Potrete constatare che la creatura crescerà in salute e si irrobustirà.

Dopo due anni provate a togliere improvvisamente al bambino ogni forma di sostentamento e ditemi quali risultati vi aspettate di ottenere !

Per gli alberi è la stessa cosa.
Le giovani piante si sono trovate, dopo un periodo di due anni, ad essere consegnate in salute ed in grado di proseguire autonomamente, al Sindaco Minganti.

Il caso ha voluto che l’annata sia proseguita poi con caratteristiche di media siccità, con temperature superiori alla norma stagionale, in cui non è quasi mai piovuto.

In simili circostanze è non solo ragionevole, ma palesemente ovvio, che un minimo di annaffiatura avrebbe dovuto essere fatto, ma evidentemente il Primo Cittadino non la pensa allo stesso modo.
Il risultato purtroppo è che tanti alberi manchino ora all’appello.

La coscienza ecologica di noi tutti si ribella al minganti, ma la sua Giunta compatta difende il Sindaco e il suo operato. Questione di opportunità, evidentemente...
In conclusione, nelle fattispecie, ci troviamo di fronte ad un insediamento boschivo in cui 72 alberi sono morti per incuria, e di lato al quale scorre un canale che è talmente maleodorante da aver costretto gli amministratori precedenti a tombarne una parte.

Domanda : tutto ciò va a vantaggio dei cittadini ?

Comunque, sembra quasi che la posizione di Minganti non sia più così apprezzata da chi lo ha voluto interprete di quel ruolo, a partire dal Soviet bolognese, e che lui, come reazione si agiti e si dimeni per dimostrare chissà che cosa.
Non si rende conto che continuando così si sta auto eliminando dalla scena politica : saranno coloro che lui ignora a decretarne la fine, e cioè i cittadini di Minerbio.

Di questo, almeno, nessuno può obiettare alcunchè.
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La vostra Lista Civica
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mercoledì 23 giugno 2010

ORDINANZA DEL SINDACO PER LA ZANZARA TIGRE

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E’ di pochi giorni fa, ed esattamente del giorno 11 del mese di giugno, la nuova ordinanza del Sindaco Minganti sulla prevenzione delle malattie trasmesse da insetti vettori ed in particolare dalla zanzara tigre.
Dopo avere scorso tutti i punti relativi alle disposizioni atte ad evitare il ristagno di acque meteoriche, così come l’annidamento di adulti di zanzara tigre, il testo dell’ordinanza prosegue con l’avvertenza che l’inosservanza di tali disposizioni comporta l’applicazione di sanzioni che vanno da un minimo di 154,93 euro ad un massimo di 1.540,30 euro.
Premetto che mi trovo pienamente d’accordo con il tentativo di arginare il reale pericolo di malattie virali come quella epidemica della Chikungunya e che ogni sforzo deve essere tentato in questo senso.
Sono però perplesso di fronte ad alcune considerazioni di carattere oggettivo, che mi inducono a riconsiderare le modalità proposte dall’Amministrazione.

Innanzitutto, a titolo informativo, parliamo della zanzara tigre e delle sue caratteristiche.

La zanzara tigre (Aedes albopictus SKUSE, 1894) è un insetto appartenente alla famiglia Culicidae diffusosi in Italia e in Europa dagli anni novanta in poi.
E’ lunga dai 2 ai 10 millimetri, ed è vistosamente tigrata di bianco e nero.
Preciso, a scando di strumentalizzazioni, che l’immagine della zanzara è di repertorio.
A differenza di altre specie indigene, la zanzara tigre è attiva durante il giorno, e non solamente all'alba o al tramonto; è perciò responsabile per le punture degli uomini e degli animali durante tutto l’arco della giornata.
Generalmente però questi insetti si riposano durante la mattina e le ore notturne.
Cercano le loro prede dentro e fuori le abitazioni, ma sono particolarmente attive all'aria aperta.
La zanzara tigre punge rapidamente riuscendo così a fuggire velocemente.

Le zanzare tigre depongono le uova spesso in piccoli contenitori con piccole quantità di acqua : vasi, sottovasi, fognature otturate, grondaie, recipienti di scarto.
Le uova resistono alla siccità e possono sopravvivere finché il contenitore dove sono state deposte non si riempia nuovamente di acqua piovana.

La vita media di una zanzara tigre è di circa 3-4 settimane e si svolge appunto in un raggio d’azione di poche centinaia di metri dal focolaio di nascita.
L’adulto vola lentamente non superando quasi mai il metro d’altezza e solo in pochi casi riesce a raggiungere i piani alti dei palazzi.
A pungere è solo la zanzara femmina, che per maturare le uova contenute nel suo addome necessita di proteine presenti nel sangue umano e in quello di alcuni animali.
La zanzara riconosce le sue prede dall’odore di alcune sostanze emesse dal loro corpo, come anidride carbonica, acido lattico e sudore.

E’ inoltre particolarmente attratta dagli indumenti di colore scuro.

La chiave della sua diffusione, oltre alla capacità di quiescenza delle uova durante i periodi asciutti, è dovuta al fatto che bastano piccole raccolte d’acqua per la deposizione delle uova.
Nel suo ambiente originario di foresta queste erano rappresentate da cavità negli alberi, ascelle di foglie o buchi nella roccia mentre negli ambienti urbani delle nostre città possono essere sottovasi, tombini, bottiglie, barattoli e altri contenitori.

La sua propensione a riprodursi in quantitativi di acqua molto ridotti è confermata dal fatto che non si osservano larve di zanzara tigre in fossi, laghi, canali e altri luoghi ricchi di acqua.

Premesso tutto ciò, risulta evidente che gli accorgimenti per evitare la ovodeposizione di questi pericolosi insetti debbano mirare all’eliminazione di tutto ciò che può renderne possibile l’attuazione.

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E’ quindi giusto tenere d’occhio i sotto vasi e gli oggetti in giardino, così come tutte le altre cose indicate nell’ordinanza.
A questo punto però mi viene alla memoria un particolare del territorio che mi è rimasto impresso a causa della sua suggestiva ecclatante esistenza.

Mi riferisco all’area cortiliva dell’ex scuola di San Martino di Soverzano, trasformata in discarica abusiva, e che abbiamo a più riprese segnalato all’Amministrazione Minganti.
Anche i rifiuti possono contenere acqua piovana e vanno perciò rimossi.

Infatti in tale luogo evidentemente, se non bonificato, possono trovare habitat perfetto per la riproduzione proprio quelle zanzare tigre che il Comune tenta di combattere.

Il terreno e la scuola sono di proprietà comunale e non sono a norma, in base all’ordinanza emessa dal Primo Cittadino.

La scuola stessa, fatiscente, offre alle zanzare di beneficiare di piccoli ristagni di acqua ogni qualvolta si verifica una precipitazione.

Ma questa non è l’unica realtà Comunale desolatamente in contrasto con l’iniziativa del suo stesso Amministratore.
Un esempio : l’area boschiva a ridosso delle villette di Cà de Fabbri è stata appena sfalciata, dopo un lungo periodo in cui era stata lasciata crescere fino a raggiungere l’altezza di un metro.

Fino ad oggi quindi gli adulti di zanzara tigre hanno potuto trovare un sicuro rifugio !

Inoltre, dopo la tombatura di parte del canale, si è creata una depressione nel terreno il cui dislivello si riempie di acqua, fornendo così l’habitat adatto per la riproduzione a questi insetti.

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Le buche nel terreno (marciapiedi, e nastro di asfalto) che hanno trasformato Minerbio in un gigantesco campo da golf, ad ogni pioggia, (ultimamente piove molto spesso) si riempiono di acqua.
Il Sindaco non ha voluto provvedere a sistemare questa situazione di degrado da noi segnalata ed ora cosa pensa di fare ?

Auto multarsi per avvenuta inosservanza alla sua ordinanza ? Fare finta di niente ?

Provvedere a sistemare le buche ?

Vorrei anche segnalare tutti quei fossi che normalmente, con poca pioggia si riducono ad essere quasi secchi, con alcune depressioni contenenti piccole quantità di acqua !

Mi sembra proprio che ricadano nella casistica di obiettivi a cui applicare il trattamento larvicida.
Insomma, non vorrei dirlo, ma sembra che qui si predichi bene, ma si razzoli male, come si suol dire.

In questi giorni di pioggia cercherò di controllare se esistono altre violazioni del Comune stesso alla sua ordinanza, per segnalarle eventualmente al Corpo di Polizia Municipale.

La vostra Lista Civica

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domenica 13 giugno 2010

Consiglio Comunale del 10 giugno 2010

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QUESTION TIME AA127-10
Fogna a cielo aperto a Cà de Fabbri : esito dei rilievi delle guardie ecologiche.

Dopo aver a lungo pubblicizzato la insostenibile situazione di degrado ambientale relativa alle fogne a cielo aperto di Cà de Fabbri, e dopo aver constatato l’atteggiamento di freddo distacco con cui il Sindaco Lorenzo Minganti ha cercato di liquidare l’argomento, minimizzandone la gravità, ci siamo convinti che sicuramente questa amministrazione tenterà di tutto per tentare di insabbiare questa palese violazione delle norme sia igienico-sanitarie che riguardanti l’edilizia locale.

Le segnalazioni dei cittadini che si lamentano di essere stati per anni ostaggio di una realtà politica locale a dir poco disattenta a queste problematiche, si moltiplicano a dismisura, dandoci un quadro generale che sempre di più ci permette di identificare i responsabili di questo grave stato di cose.

Continueremo quindi questa battaglia per i cittadini, fino a che saranno adottate le giuste misure atte a garantire la sicurezza sanitaria, la regolarità delle strutture primarie degli insediamenti abitativi, e la vigilanza su una a dir poco scandalosa e disinvolta gestione pubblica dell’edilizia privata.

La fogna a cielo aperto, forse, rappresenta la punta di un iceberg nascosto, che i cittadini stanno gradatamente portando alla luce, grazie anche al nostro appoggio.

In questa ottica, abbiamo presentato in Consiglio Comunale la Question Time che potete leggere di seguito.

( Cliccare sull’immagine a lato per ingrandirla.)

In seguito alla insoddisfacente risposta del Sindaco, il capogruppo MirKo Lazzari è costretto ad emettere un comunicato stampa, allo scopo di informare i cittadini sulla gravità della situazione.
Ecco di seguito il testo .

( Cliccare sull’immagine seguente per ingrandirla. )

La vostra Lista Civica
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giovedì 10 giugno 2010

L’Amministrazione Comunale lascia morire 72 alberi a Cà de Fabbri

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E’ giusto che i cittadini di Minerbio sappiano quale sia il reale approccio culturale dell’Amministrazione Comunale nei riguardi delle problematiche ambientali, in particolare su quanto concerne gli aspetti inerenti al rapporto tra territorio locale e verde pubblico.

Vorrei segnalare, a questo proposito, una vicenda che vede protagonisti il gruppo di vivaisti di Cà de Fabbri da un lato, e l’Amministrazione Comunale dall’altro.

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Il Sindaco Simoni, precedente Primo Cittadino, iniziò un discorso di collaborazione con le rappresentative locali del settore vivaistico, che premevano per sviluppare un discorso di ampliamento culturale legato alla diffusione del verde.

In questa ottica ci fu un accordo che prevedeva la messa a dimora di un certo numero di piante autoctone, tra cui aceri campestri, pioppi, tigli, e carpini.

Lo scopo era quello di soddisfare l’esigenza di rappresentare pubblicamente un apporto vivaistico che conducesse in una direzione culturalmente rivolta ad una manifestazione di ricerca evidente di amore per la natura e per il verde.

La sensibilità dei vivaisti si spinse fino a proporre di realizzare una grande aiuola davanti alla scuola di Cà de Fabbri, che contenesse un gruppo di alberi tipici della flora locale, a scopo didattico, per i bambini.
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Fu individuata la zona retrostante via F.lli Cervi, tra l’insediamento abitativo e la zona industriale.
Nelle intenzioni originali, il progetto avrebbe dovuto dividere le due realtà territoriali con un boschetto ampliabile che permettesse di creare uno scudo per i rumori e gli odori provenienti dalla zona produttiva.

Inoltre l’impianto boschivo avrebbe permesso la realizzazione di percorsi ciclo pedonali, di aree per l’installazione di strutture ludiche, e di piazzole con tavolini e panchine.

Le famiglie della zona, ne avrebbero quindi potuto fruire per fare pic nic, per portare i bambini in bicicletta, per avere un polmone di ossigeno praticamente di fianco a casa, e per abituare i bambini all’amore per gli alberi e per la natura.

I vivaisti fornirono quindi 360 piante, al costo di 60,00 euro l’una, per un importo totale di 21.600,00 euro.

Proseguirono con la successiva messa a dimora di ogni singola pianta, provvedendo alla concimazione, alla irrigazione, e al trattamento antiparassitario.

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Per tutta la durata del 2007 i vivaisti si sono dedicati a questa opera di manutenzione, necessaria affinchè i giovani impianti arborei potessero consolidare le radici e crescere sani e forti.

Contemporaneamente gli addetti ai lavori hanno provveduto allo sfalcio di tutta l’area, mantenendo il tappeto erboso sempre entro i limiti, compiendo i necessari interventi per varie volte durante il corso dell’anno.

La stessa procedura è stata ripetuta per tutto l’anno 2008.


Questa incombenza rientrava negli accordi tra vivaisti e Amministrazione Comunale, e prevedeva in cambio dei servizi offerti dagli operatori del settore , una sponsorizzazione mirata alla diffusione e alla pubblicizzazione della “cultura del verde”, in un’ottica di espansione di immagine che favorisse ancora una volta l’amore per il verde, per gli alberi, e per la natura.

Infatti, alle cinque aziende intervenute in questo progetto furono erogati complessivamente 27.000,00 euro.

Fin qui tutto bene.

Da una parte un’Amministrazione che investe secondo criteri attenti alle tematiche ambientali, e dall’altra un gruppo di vivaisti grazie ai quali il territorio avrebbe potuto diventare un esempio per tutti gli altri Comuni.

Senonchè, dopo due anni….

… al limite della scadenza temporale degli impegni assunti, i vivaisti informarono il nuovo Sindaco Lorenzo Minganti della necessità di proseguire in ciò che loro avevano iniziato, riferendosi alla manutenzione.

La messa a dimora di alberi giovani, richiede infatti necessariamente una serie di cure, quali la concimazione, il trattamento antiparassitario, e l’irrigazione, per permettere all’apparato radicale di consolidarsi e di rinforzarsi.

Il Primo Cittadino invece, ignorando le precise indicazioni di chi aveva maturato una esperienza pluridecennale nel settore piante, come i vivaisti, preferì associarsi alle dichiarazioni dell’allora Assessore preposto che, rispondendo alla segnalazione della Lista Civica Cittadini di Minerbio per Minerbio, affermò quanto segue :

Il terreno in cui è avvenuta la messa a dimora delle piante è stato dichiarato insediamento boschivo, e non parco pubblico, per cui non sussistono obblighi di manutenzione da parte dell’Amministrazione, e poi, si sa, nei boschi in natura gli alberi nascono e muoiono, quindi se muoiono anche qui, è normale, è naturale.”

L’agghiacciante dichiarazione rivela una assoluta mancanza di sensibilità del Sindaco Lorenzo Minganti nei confronti dell’ambiente e del verde pubblico.

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Per tutto il 2009 infatti, nulla è stato fatto a livello di manutenzione, tranne che per una sfalciatura richiesta a gran voce dai consiglieri Gian Luca Borghi e Mirco Lazzari della Lista Civica sopra citata.

Il risultato è che, in un solo anno di completo abbandono sono già morte 72 piante.

Chiunque lo può verificare, non solo dalle foto che pubblico (che il Sindaco forse considererà false, come ha fatto nell’occasione dell’articolo sulla fogna a cielo aperto a Cà de Fabbri), ma anche andando di persona a controllare.

Vorrei sottolineare anche lo stato di degrado e di abbandono in cui versa l’intera area.
Le erbacce infestanti che si sono appropriate del territorio hanno raggiunto l’altezza di più di un metro, mentre parecchi alberi (appunto 72) sono rinsecchiti e morti

L’elaborazione critica di questo stato di cose ci induce a pensare, oltre alla considerazione dei risvolti etici e morali, che ci sia nella fattispecie un notevole spreco di denaro pubblico, visto che le piante sono costate 60,00 euro l’una (nel 2007 ! Ora costano di più !).

Va evidenziato che le considerazioni precedenti si riferiscono al solo al valore intriseco delle piante stesse, mentre se prendiamo in esame il necessario lavoro svolto di progettazione, e le varie verifiche inerenti, si raggiunge un costo effettivo che è di molto superiore.

L’abbandono delle piante a sé stesse, dimostra che sono cinicamente considerate non una risorsa, ma un elemento quasi disturbatore da questa Amministrazione, ed evidenzia nella fattispecie, il modus operandi del Primo Cittadino.

Come possono le nuove generazioni sviluppare una coscienza ecologica se i riferimenti sono questi?

Come si può pensare solamente in termini esclusivamente utilitaristici, escludendo che precise interdipendenze tra le nostre azioni e le relative ripercussioni sull’ambiente coincidano con una appropriata valenza ecologica e culturale di riferimento ?

E’ triste constatare che siano morti 72 alberi su 360 a Cà de Fabbri, e che altri 30 siano stati tagliati a Minerbio, al campo sportivo, e vari altri ancora al Parco II Agosto, a causa dell’infausto risultato prodotto da un’assoluta incuria dell’Amministrazione Comunale.

Certo è che la solerzia e l’interesse dei nostri politici locali si ravviva
allorquando si prospetta l’idea di cementificare, di asfaltare, di costruire.

Allora sì che in un turbinio di delibere e di enfatici proclami si provvede a pubblicizzare una nuova ciclabile, così come un rifacimento del “salotto buono”, o la realizzazione di una rotonda…

Non ci siamo, cari (si fa per dire) Amministratori pubblici.

No, proprio non ci siamo.

Non è questo che vogliamo, né per noi, né per i nostri figli e nipoti.

Ci piacerebbe lasciare loro una parte di mondo, quella in cui abitiamo, migliore di come voi siete riusciti finora a ridurla.

Ci piacerebbe che prendeste atto della vostra stessa incapacità, forse ideologica, a produrre risultati che siano vicini ai desideri dei cittadini, alle esigenze di una società che non puo’ prescindere da priorità ambientali ed ecologiche.

Ma già, dimenticavo… voi non accettate consigli… lo dimostrano le centinaia di segnalazioni e di lamentele puntualmente disattese dalla vostra incredibile arroganza.

State uccidendo Minerbio e le sue frazioni, e di questo dovrete prima o poi, giocoforza, rendere conto.
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La Vostra Lista Civica
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